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Il gobbo Mazzotta e la Sila, la chiamavano Fre-X (auuut) Woman

Da Gerace alla lotta contro i nazisti nel Quarticciolo e, adesso, sul grande schermo tra i freaks partigiani. Dopo aver portato "Jeeg Robot" a Tor Bella Monaca, gigante di periferia pronto a sventare gli attentati della mafia allo Stadio Olimpico, ora il regista Gabriele Mainetti racconta una bella storia di resistenza, condita da circo e fiaba. Lo fa con un personaggio eroico e "mostruoso" allo stesso tempo.

Giuseppe Albano, nato il 26 aprile 1926 nell'incantevole borgo locrideo, affetto da una brutta cifosi, neanche adolescente anni si trasferisce con la famiglia nella Capitale, dove nel '43 si schiera in prima linea alla Resistenza Romana. Cenni della sua bio online lo descrivono impiegato in vari lavoretti da garzone, ma più che altro era dedito a fare piccoli furti di necessità. Una cosa era certa, era agguerrito se doveva difendere la sua gente dai nazisti. Infatti mise anche su una banda di quartiere e sparò a morte a un gruppo soldati tedeschi in perlustrazione.

Un combattente sfegatato e in prima linea, dunque, che Mainetti manda a supporto dei quattro circensi nel suo nuovo film Freaks Out, girato per metà sull'altopiano della Sila. Perché l'unico trenino che gli piaceva per le scene di deportazione – come ammesso da lui stesso - stava a Camigliatello Silano.

La storia ha come protagonisti un nano, un uomo yeti/lupo, uno che attira insetti e la giovanissima ed “elettrica” Matilde, che ha il dono di accendere, dare luce, a qualunque cosa tocchi. Un po’ come una regina “Mida” a corrente. Fulvio, Mario, Cencio e Matilde, sono alla ricerca disperata di Israel, loro “padre circense” deportato insieme a centinaia di ebrei verso Auschwitz. Dopo essere scappati dal Berlin Zircus, dove un gerarca nazista li aveva imprigionati ossessionato dal fatto che fossero gli “X-men” da portare in dote al Führer, diventano invece supereroi contro le forze del male e bloccano il treno diretto al campo di concentramento. La scena della liberazione è un'apocalisse di mitragliate ed esplosioni, davanti ai tedeschi disarmati a bordo del Trenino della Sila. Dove Albano/Mazzotta combatte e urla, anzi, "urlula" come un lupo, per incitare i suoi compagni partigiani, “lancia sta granata, ‘ngulammammataaa”, il regista ha chiesto al suo amico Max Mazzotta di rispettare in toto il gobbo e di parlare nel dialetto di origine, anche perché all’epoca, nessuno parlava italiano.

Qualche anno fa è accaduto il contrario: per interpretare uno studente universitario di Palmi fuorisede a Roma era stato Mainetti a passare a Cosenza un po’ di tempo per prendere lezioni di dialetto dal suo “maestro” Mazzotta. E dopo aver girato il corto “The Millionairs” a Campotenese, adesso, con il supporto della Calabria Film Commission, è tornato in Calabria, sulla Sila che, alla fine del film "trionfa in tutta la sua bellezza".

                                                                                                                                                                                                                                                   Gianluca Palma

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